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della repubblica rton le vince tutte, vedendo l’avere e la potenzia de’ traditori, la vostra sofferenza, ragione niuna1 e che quegli che sono innocenti e non fanno ingiuria sono viepiù in pericoli che in onori. L’altre cose m’incresce di dire: già è quindici anni in quanto schernimeuto siate suti dalia potenzia d’alquanti gentili2; e quanto sozzamente, e come non vendicati sieno periti i vostri difensori; e come a voi l’animo per viltà •sia corrotto: i quali, eziandio ora soggiogati, a’vostri nimici non ardite di levarvi3; e temete coloro, a’quali si conviene che voi siate a paura, e che temano voi. Ma, avvegnaché queste cose sieno così, pertanto d’andare contro la potenzia di loro malvagia lega mi costringe lo mio animo: chè certamente io proverò d’usare la libertà, che mi fu data dal mio padre; ma, se ciò farò indarno ovvero utilmente, questo è in vostra mano, o Quiriti. Nè non vi conforto io a quello che gli nostri maggiori spesse fiate feciono, che voi incontro4 alle vostre ingiurie dobbiate armati andare: niuna forza nè andar ci bisogna; ch’egli è mestieri ch’eglino medesimi, secondo il loro usato, caggiano e trabocchino. Voi sapete ch’eglino, avendo morto Tiberio Gracco vostro difensore, del quale diceano che volea essere re, eglino al popolo di Roma feciono molto di male e di tormento. Anche, dopo la morte di Gajo Gracco e di Marco Fulvio, simigliantemente molti del vostro ordine5 in prigione furono morti: e all’una uccisione e all’altra non fu fine per legge, anzi la stesono a tutta loro voglia. Ma ponghiamo, com’egli dicono, che questo sia suto il rifacimento di Roma, e sia rendere al popolo le sue ragioni6. e che tutto ciò, che non si puote punire se non per sangue di cittadini, sia ben fatto: pertanto ne’ temporali passati voi, tacendo, vi adiravate che l’avere della camera7 era rubato; e che li re e li popoli liberi faceano tributo ad alcuni grandi; e che appresso loro era la somma gloria e le grandissime ricchezze: veramente, avendo cotali cose fatte, e non essendone puniti, è paruto loro poco. Sicché ora le leggi, e la maestà vostra, e tutte cose d’Iddio e d’uomini sono date a’ vostri nimici. Nè coloro, che fatto l’hanno, se ne vergognano, nè se ne pentono: ma vannovi per bocca8 magni-

  1. ragione niuna ) Ragione qui sta in iscambio di diritto; e si ha ad intendere: vedendo ni un diritto mantenuto.
  2. già è quindici anni te.. ) Questo luogo, non sappiamo se per difetto del traduttore o de’ copiatori, non è abbastanza chiaro; e, se l’inciso già è quindici anni non fosse collocato dov’è, procederebbe forse maglio la clausola*
  3. a? vostri nimici non ardite di levarvi) Cosi traduce il Ialino ne nunc quidem obnoxiis inimicis exurgitis. Onde qui la particella a sta per contro; ma non è bel modo di dire certamente; chè ha del perplessa e dall’oscuro,
  4. che voi incontro ec. ) Kcco un altro di quei modi brevi e ricisi, e più chiaro ancora dell’altro notato avanti a pag, 93, n. 9: che chi non We pratico della lingua, muterebbe qui certamente un cioè, o più altre inutili parole.
  5. molti dsfvostro ordine ) Ordine è propria* mente quello che dicesi volgarmente classe, ceto . e questo vocabolo è stato aggiunto al Vocabolario dal Manuzzi con due esempii,uno di F. ► Villani, l’altro del Salvini; e questo del nostro traduttore dovrebbe essere ivi pure aggiunto.
  6. t utte le stampe di«l testo latino hanno sane fuerit regni para*io plebi jura sua restituere: perloche dopo la parola Roma del volgarizzamento le altre e sia sembrano intruse»
  7. ca n*ri qui sta per aerarium de* Lilini » che è quel lunjo, dove si ripone il danaro del pubblico. ìVl. Villani nelle sue Storie disse: Li beni, quali erano incorporati al la camera del comune.
  8. ma vannovi per bocca ec. ) Il testo qui leg-