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84 | il giugurtino |
cendorche Jemsale per sua crudeltà era suto morto dagli Numidi; e Aderbale, perocché Senza cagione faceva guerra, poich’era suto vinto, si lamentava che ingiuria non avea potuto fare; e che Giugurta dal senato domandava che egli non fusse reputato né tenuto altro uomo che era stato e conosciuto a Numanzia; e che le parole del suo nimico non ponessono innanzi agli suoi fatti. Poi l’una parte e l’altra usci di senato, e fu addomandato consiglio sopra ciò. Li fautori1 degli ambasciadori, e gran parte del senato, per.grazia spervertita2, dispregiavano li detti d’Aderbale, e la virtù di Giugurta magnificavano con lode, con grazia e con voce; alla per fine in tutti i modi si brigavano e studiavano per l’altrui fellonia e malvagità quasi per loro gloria medesima. Ma contra ciò pochi, alli quali il bene e’1 diritto era più caro che i danari, diceano che si dovesse sovvenire ad Aderbale, e la morte di Jemsale fosse fortemente punita: e infra gli altri massimamente era Emilio Scauro, uomo nobile, sollecito, operatore di malizie, disideroso di potenzia, d’onore e di ricchezze3. Questi, poiché vide che’l donare del re era famoso e isvergognato4, egli5, temendo, quello che in cotali fatti suole addivenire, che la larga licenza del ricevere li doni accendesse l’odio e la invidia della gente, ritenne il suo animo della sua usata voglia. Ma pur nel senato vinse quella parte, la quale il pregio e la grazia antiponea alla verità: sicché fu riformato e fatto decreto che fossero mandati dieci ambasciadori al regno che Micipsa avea tenuto; e dovesserlo in fra Giugurta e Aderbale partire.
CAPITOLO XIV.
Come fu partito il reame di Numidia fra Giugurta e Aderbale.
Della delta ambasceria fu capo principale Lucio Opimio, uomo chiaro e onorevole e in senato potente, il quale per lo tempo d’innanzi consolo, avendo ucciso G. Gracco e Marco Fulvio Fiacco6, della grande briga de* nobili contra il popolo egli per la parte della nobiltà avea fatto grande vittoria. Lui, avvegnaché Giugurta a Roma l’avesse avuto fra gli altri suoi amici, pertanto molto diligentemente il ricevette: e, dando e promettendo molte cose, fece con lui ch’egli dovesse antiponere alla fama e alla fede sua, e a tutte altre sue cose, l’agio e il volere del re Giugurta.
- ↑ Abbiam messo fautori in cambio di facitor19 che è nella stampa. Il testo latino hzfautores.
- ↑ Per grazia spervertita ) Spervertito è lo slesso che pervertito, ed è voce antica da non adoperare*
- ↑ 11 testo *.so%%xì%azccterumvitia sua callide occultans. I/editor fiorentino traduce: d’altronde accorto neWoccultare i proprii difetti!
- ↑ che l’donare del re era famoso e isvergo gnato) Famoso vale di gran fama, e si adopera in buona ed in mala parte: nella buona vale in• signef noto; nella cattiva impudente, infame9 disonesto9 come in questo luogo.
- ↑ egli) La stampa leggeva e egli. Abbiam tolta via IV, che ci è partita intrusa.
- ↑ avendo ucciso ec.) Secondo il testo, il quale legge C. Gracco et /17. Fulvio interfectis, si sarebbe dovuto tradurre essendo stati uccisi; dappoiché non da L. Opimio, ma sotto il suo consolato furono quelli uccisi.