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60 il catilinario

gli Dii, che irati e contrarii ti sono. Appresso li nostri maggiori T. Manlio Torquato nella battaglia francesca, imperciocchè il figliuolo, contra il comandamento fatto, combattè col nimico, comandò, e fecelo uccidere; e quello gentil giovine per la sua troppa vigoria sostenne pena di morte. E voi de’ crudelissimi patricidi dubitate che si debbia fare? Questo è perchè l’altra lor vita contraddice a queste lor malgità. Veramente perdonate alla dignità di Lentulo, s’egli perdonò, o sì riguardò mai alla sua onestà o agli Dii o a uomo niuno; perdonate alla giovinezza di Cetego, s’egli non mosse un’altra volta guerra e battaglia a questa città. Ma perch’io parlerei di Gabinio, Statilio, e Cepario? i quali, se unque avessono avuto niente di pensamento della repubblica, cotali consigli non avrebbono avuti1. All’ultimo, o Padri conscritti, per l’alto Iddio vi giuro che, se il peccato loro potesse aver luogo a perdonare2, di leggieri sosterrei io che voi foste corretti per quest’opera, perocchè dispregiate le mie parole. Ma noi semo da ogni parte circondati da’ nemici. Catilina con l’oste nell’entrata di Toscana si sforza contra di noi; e dentro le mura, nel seno della città, sono gli nimici; e non possiamo nè ordinare, nè consigliare niuna cosa occultamente; e tanto abbiamo più tosto a sbrigare. Onde io così dico: conciossiacosachè per lo malvagissimo consiglio e ordinamento degli scellerati cittadini la repubblica sia venuta in grandissimi pericoli, e conciossiacosachè eglino per li manifestamenti di Tito Vulturzio e degli ambasciadori franceschi sieno convinti e confessi di ciò che gl’incendii e altri malvagi e crudeli fatti aveano ordinati contra gli cittadini, contra ]a patria; che gli confessi3 per loro, siccome gli manifestati per altrui, di cose capitali e di morte degne, eglino debbiano essere condannati a morte, secondo che usato fu da’ nostri maggiori.


CAPITOLO XL.


Come fu riformato secondo il detto di Catone.


Poichè Catone si fu posto a sedere, tutti li consolari (a)4 e gran parte del senato lodarono la sua sentenza, e la virtù del suo animo levarono al cielo: e alcuni riprendeano gli altri che dubitavano, chiamandoli timorosi e vili; Catone grande e glorioso fu riputato. Il decreto del senato fu fatto in quel modo ch’egli detto avea.


  1. i quali se ec., cotali consigli non avrebbono avuti) Qui il buon frate non ha bene inteso il latino, che ha: quibus si quidquam pensi fuisset, non ea consilia de republica habuissent.
  2. se il peccato loro ec.) Il testo lat. legge: si mehercule peccato locus esset, facile paterer ec.: alle quali parole non ben rispondono le italiane.
  3. Il volgarizzamento a stampa avea che eglino confessino, e non se ne cavava costrutto. De’ nostri due codici l’un ha che elli: dalle quali lezioni, come si scorge, errate per poco, abbiam derivata la nostra. Ma non vogliamo tacere che questo periodo è molto intralciato a confuso.
  4. (cioè ch’erano stati consoli ).