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il catilinario | 57 |
blica venne in vigore per la moltitudine de’ cittadini, li ragunamenti, le sette valeano e potenzia aveano; si cominciaro gl’inganni e le falsità contra gl’innocenti, e altre simiglianti cose fare. Allora fu introdotta la legge Porzia e altre simili, per le quali si provvide che a’ condennati fosse lo sbandimento conceduto. Però io reputo che questa sia prima grande e sufficiente cagione, o Padri conscritti, che noi non prendiamo nuovo consiglio: chè certa cosa è che la virtù e il senno fu maggiore in coloro li quali di poca potenzia feciono sì grande imperio, che non è in noi che semo in briga di ben mantenerlo1. Piacemi dunque che sieno lasciati, e se n’accresca l’oste di Catilina? No. Ma così giudico: che li loro beni debbano esser pubblicati al comune,2 e eglino sieno tenuti in dure prigioni per le castella che sono più forti e s cure, e che niuno faccia più nel senato menzione di loro; nè anche che il popolo faccia per loro niente: e chi altramente facesse, si sappia che il senato l’avrà siccome facesse contra la repubblica e contra la comune salute di tutti noi.
CAPITOLO XXXIX.
Diceria di Catone in senato per condannare li presi.
Poichè Cesare ebbe fatto fine di suo dire, molti s’accordavano a suo detto3, altri al detto altrui isriatamente. Ma M. Porzio Catone, addomandato di sua sentenzia, fece cotal diceria: Molto è in tutto isvariata la mia mente, Padri conscritti, quando considero il fatto e li pericoli nostri, e ripenso meco medesimo le sentenzie d’alcuni dicitori. Egli mi pare ch’abbino solamente parlato della pena di coloro che alla patria e agli padri e agli altari e a’ fuochi loro4 aveano battaglia disposta e ordinata; ma la natura del fatto ci ammonisce maggiormente di guardarci da loro, che consigliare e considerare che di loro debba essere stabilito e ordinato. Perocchè tutti gli altri malfatti allora si deono punire quando fatti sono; questo, se non provvedi in tale modo che non avvegna, poichè avvenuto sarà, per niente andrai cercando e domandando giudizio contra di coloro: chè, presa e vinta la città, non rimane niente a questi che vinti sono. Ora io v’appello, per Dio, voi li quali sempre le case e le ville, gl’intagli e le tavole vostre avete più in pregio5 che la repubbli-
- ↑ che semo in briga di ben mantenerlo) Essere in briga non è registrato nel Vocabolario; ma con questo modo il traduttore aspiega le parole del testo: qui ea bene parta vix retinemus. Però pare che semo in briga debba significare siamo in travaglio, ci sforziamo a stento di mantenere.
- ↑ che li loro beni debbano esser pubblicati al comune) Pubblicare, che propriamente vale manifestar pubblicamente, sta qui adoperato in sentimento di applicare al pubblico.
- ↑ a suo detto) Il Belli vorrebbe si leggesse: al suo detto.
- ↑ agli altari e a’ fuochi loro ec.) Fuoco sta qui adoperato alla latina, e vale casa; potrebbe questo esempio essere aggiunto al Vocabolario, che non ne ha di prosa.
- ↑ gl’intagli e le tavole vostre avete più in pregio ec.) Qui tavola sta per quadro, come a pag. 17.