Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
il catilinario | 49 |
egli era stato chiamato a compagnia da Gabinio e da Cepario: altro non sapea se non quello che gli ambasciadori: tanto avea usato d’udire da Gabinio1, che Publio Autronio e Servio Silla e Lucio Vargonteo e molti altri erano in quella congiurazione. Questo medesimo confessavano gli Franceschi e diceano: e contro Lentulo, il quale prima diffingea questa cosa, dissono che non solamente per le sue lettere, ma ancora per le parole sue si manifestava ciò: perchè egli solea dire ch’avea trovato ne’ libri di Sibilla come della casa de’ Cornelii doveano essere tre signori di Roma; e innanzi a lui erano stati Cinna e Silla, e egli era il terzo, a cui era fatato e preveduto2 che dovea la signoria avere. Anche dicea che, poichè fu arso Campidoglio, quello era lo ventesimo anno, del quale per molti segni aveano dato risponsi3 li savii indovinatori che dovea essere molto spargimento di sangue per la battaglia della città infra sè medesima.
CAPITOLO XXXIV.
Come li presi furono dati in guardia; e come il popolo era contra a Catilina.
Lette le predette lettere, avendo prima ciascuno conosciuto il suo suggello, il senato stabilì che Lentulo fosse rimosso dall’officio, e ch’egli e tutti gli altri presi fossono tenuti e guardati alla cortese4: sicchè Lentulo fu dato in guardia a P. Lentulo Spinteri, il quale allora era edile (a)5; Cetego fu dato a Q. Cornificio; Statilio a G. Cesare; Gabinio a Marco Crasso; Cepario, il quale poco innanzi era stato preso quando fuggia, fu dato a Gn. Terenzio senatore. In fra queste cose il popolo, poichè fu palesata la congiurazione, il quale prima era stato desideroso di novità, ora cominciarono a maladire e abbominare li consigli di Catilina, e a levare Cicerone a cielo6; e rallegravansi fortemente, siccome la città di gran pericolo e grande servitudine fosse liberata7 . Chè pensavano che, quanto
- ↑ tanto avea usato d’udire da Gabinio) Qui dovrebbe dire era usato d’udire; ma i codici tacciono, e non abbiamo osato di niente mutare. Tanto sta qui per solamente, alla latina.
- ↑ a cui era fatato e preveduto ec.) Fatare vale destinare, dare in fato.
- ↑ per molti segni aveano dati risponsi ec.) Risponso val propriamente risposta, ed in questo senso è voce antica: ma, parlandosi d’oracoli, come in questo luogo, può anche oggi adoperarsi per risposta dell’oracolo; nel qual sentimento dicesi meglio responso.
- ↑ e ch’egli e tutti gli altri presi fossono tenuti e guardati alla cortese) Preso è qui adoperato sustantivamente, come l’usiamo noi, per prigione. Alla cortese, posto avverbialmente, vale cortesemente, con maniera cortese, ma qui guardato alla cortese è da intender propriamente non rinchiuso in carcere, ma posto sotto la custodia di alcuno, che napoletanamente dicesi dare per consegnato.
- ↑ (cioè giudice delle minori cose, sopra le quali aveano potestà di giudicare e ordinamento fare).
- ↑ e a levare Cicerone a cielo) A cielo, posto avverbialmente, vale sommamente, grandemente; onde dicesi lodare a cielo, innalzare a cielo, dolere a cielo, e simili, e qui levare a cielo, cioe esaltare, lodare grandemente.
- ↑ di gran pericolo e grande servitudine) Servitudine e lo stesso che servitù; e, venendoci dal latino, ritenne troppo della sua origine, come avvenne pure di molte altre voci, le quali ora non sono così da usare.