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78 | Matteo Bandello |
Che son tra l’altre così chiare e ardenti,
Com’è del sol la luce tra le stelle. 4
Cose direi tant’alte e così belle,
Con sì leggiadro stil, con novi accenti,
Ch’arder farei le piti gelate menti
Di starvi sempre innanzi per vedelle. 8
E fora tal la fama all’altra etate
Che dopo noi verrà, ch’ogni uom direbbe:
Felice chi cantò tanta beltate. 11
Ma chi potesse dir quanto sarebbe
Il merto lor, e vostra dignitate,
Annoverar le stelle il dì potrebbe. 14
V. 6. Leggiadro stil, novi accenti, con un dolce stil nuovo. Ed è invece — lo sappiamo dal v. 9 del son. XVI — «senza stile e senza ingegno».
V. 14. Annoverar, contar le stelle di pieno giorno; cfr. Petrarca: «Ad una ad una annoverar le stelle». Canz., CXXVII, v. 85. Cosa impossibile, adunque!
XXIII.
È tra le rime oscure del Bandello. Riferito alla Mencia, pare adombri un suo grave dolore.
Ballata.
Donna, cui Donna uguale
Non vive in terra, affrena il tuo martìre,
Se la mia vita brami, e ’l mio gioire.
Là su nel ciel in mezzo ai vaghi segni
Posto m’ha Giove, e vuole, 5
Che nova stella, ma benigna i’ sia.
Or quando i’ sento, che di me ti duole,
E i tuo’ begli occhi pregni
Veggio di pianto in tanta doglia ria,