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Matteo Bandello consacrato dalla fama novellatore per l’ampio suo Novelliere, che gli valse il titolo adulatorio di «Boccaccio del Cinquecento», merita il nome di poeta?

Vissuto in un’epoca (1485-1561) in cui tutti dettavano rime ed ogni autorello allestiva un suo Canzoniere alla petrarchesca in lode di Madonna, perfezione di bellezza e di virtù, verseggiò anch’egli per una donna idoleggiata, rimò anch’egli per una gentilissima, che illuminò del suo fulgore la vita e l’arte del platonico amante.

Orbene, se noi porgessimo ascolto ai suoi contemporanei, noi dovremmo proclamarlo figlio dilettissimo delle Muse. Leandro Alberti, amico suo, scrive: «carmina vernacule composita, ut Franciscum Petrarcham protinus revixisse omnes testari et affirmare possint». Senonchè, nel giudizio di questo e di altri letterati del tempo, che, come si ricava dalla sua raccolta di no-