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70 | Matteo Bandello |
Nè di bellezza in terra tanti esempi,
O sì bel viso unquanco rimiraro, 4
Ch’a par del viso sol, dei dolci ed empi
Begli occhi, che dal volgo mi sviaro
Non fosser ombra, e vuo’ ch’Amor mi scempi,
Che dolce fa tal vista il pianto amaro. 8
Siede sovente Amor alla calda ombra
Di que’ leggiadri lumi, e stassi tale,
Ch’a mezza notte l’aer fosco sgombra.11
E folgorando il giorno batte l’ale
Soave sì, che l’altro sol adombra
Beltà divina, e grazia senz’uguale. 14
V. 4 Unquanco, lat. non mai fino ad ora.
V. 6. Mi sviaro, ma in buon senso, mi distolsero dal cammino del volgo, traendomi a nobile mèta.
Vv. 7-8. Vuo’, voglio che Amor mi scempi, faccia scempio di me, se non è come io affermo: che cioè la vista, la visione della Mencia, rende, fa dolce, il pianto amaro. Quest’ultima espressione è nel Petrarca, Canz., CXXIX, v. 21.
V. 13. L’altro sol. Sono due i soli: l’uno è quello reale che, vedi v. 2, si leva ogni mattina, lucente e chiaro; l’altro quello simbolico investito dai raggi d’amore, è la Mencia.
XV.
Loda il Mincio, presso il quale nacque colei che designerà presto col poetico nome di Mencia.
Non sparge quinci e quindi l’Apennino
Pagando all’uno e all’altro mar il fio,
Fonte, nè fiume, nè dall’Alpi rio
Casca nel pian lombardo lor vicino, 4