Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/72


Il Canzoniere 69

     Se smeraldi, rubini e perle accoglio,
     E qualche cosa dir di lor disio;4
Fra quante for ne sceglie il canto mio,
     Quando fra mille e mille una ci toglio,
     Più bella lode in te trovar non soglio
     Che Madre dirti del Figliuol di Dio.8
Quest’una grazia, questo don ti leva
     Sovra ogni cosa; che farti maggiore
     Non puote Iddio, se Dio non ti faceva.11
Madre dunque di Dio per tant’onore,
     Porgi soccorso a noi, che qui per Eva
     L’altrui piangiamo, e insieme il nostro errore.14


V. 1. Vuo’, voglio; diva, non nel senso pagano del sostantivo «dea», ma in quello cristiano dell’aggettivo Vergine «divina».

Vv. 3-6. Accoglio, toglio, forme imposte dalla rima per accolgo, tolgo.

V. 8. Va accostato al v. 28 della cit. Canz. del Petrarca: «Del tuo parto gentil figliuola e madre».

V. 9. Una, unica, nel senso di unica al mondo; ti leva, t’innalza.

V. 14. L’altrui, quel d’Adamo, e il nostro, quello che per follia d’amore, 'per Eva, ciascun di noi commette. Reminiscenze vaghe della citata Canzone le parole: Eva, piangiamo, errore; cfr. v. 36: «Che ’l pianto d’Eva in allegrezza torni», e cfr. v. 45: «Il secol pien d’errori oscuri e folti».


XIV.

La parentesi ascetica è chiusa. Tuttavia nell’ultimo verso di questo sonetto sorride la «beltà divina» dell’«altro sol» e cioè della Mencia, fatta donna di paradiso.
      Tutto il componimento esalta il di lei radioso fulgore e pare poetica parafrasi del bellissimo verso: «Una donna più bella assai che ’l sole» di una tra le più leggiadre Canzoni del Petrarca, la canz. CXIX.

Non vider mai gli antichi, o nostri tempi
     Levarsi il sol così lucente e chiaro,