Che ’n quelli albergan con ben saldo core10
Quante ’l sol vede doti piú lodate.
Ma la divinitate
Non t’adeschi de l’alma Margarita,
Ch’unica al mondo di bontá s’addita.
Del Re de’ Regi la Figliuola dico,15
Vergine saggia, e d’ogni tempo gloria,
Le cui vertuti chi può dir a pieno?
Chi avrá l’ingegno ugual, o la memoria
A tant’altezza, se del tempo antico
E del nostro verrebbe ogni stil meno?20
Quegli che nacque di Parnaso in seno,
Ed Ulisse cantò, e ’l grande Achille,
E quel che a Dite il pio Troian conduce,
Di cui la fama ancor sì chiara luce,
Ben ch’ogni dir in lor Febo distille,25
Appena una di mille
Spiegar potrìan de le virtuti rare
Di questa ricca Perla, e singolare.
Chi potrà dir del bell’ingegno, quale
La virtù sia, o quanto sia capace30
Di ciò, che può capir uman sapere?
Chi sarà che si mostri tant’audace,
Ch’all’altezza di quel dispieghi l’ale,
E possa il volo dietro a quel tenere?
Qual Icaro costui vedrai cadere35
Arso dal fuoco di sua chiarezza,
O qual Fetonte fulminato al basso
Con rovina cader, e con fracasso,
Cieco al splendor de la sublime altezza,
La cui chiara vaghezza40
Abbaglia sì col lume ogni pensiero,
Ch’umana lingua non arriva al vero.