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46 | Matteo Bandello |
pessa che oggidì viva13, siccome ne apporta la chiara fama con pubblico grido, e con largo e fedele testimonio il mio Fregoso afferma, al quale, conoscendolo veridico e uomo di sua parola14, non potrei non credere ciò, che egli di Voi così ragionevolmente dice. Degnarete dunque prendere queste mie cosette con quella graziosissima umanità, che a tutta Europa15 vi rende ammirabile, e ancor che non siano degne di venire nelle vostre mani, Voi tanto più quelle farete di Voi degne, quanto più a Voi piacerà (la vostra mercè) gradirle. Il che mi persuado che farete, avendo più riguardo al buono voler del mio animo, che alle cose mandate. Feliciti nostro signore Iddio tutti li vostri pensieri. E alla vostra buona grazia umilmente mi raccomando.
D’Agens alli 2 di maggio MDXLIIII.
1 È la dedica con la quale il Bandello invia le sue Rime in autografo all’augusta gentildonna di Francia.
2 Questi dì, sul finir d’Aprile.
3 Paolo Batista Fregoso, amico del Bandello che gli dedica la nov. II-22; congiunto di Madama Costanza Fregoso. Veniva da Parigi. Dopo questo soggiorno, di cui non è possibile determinare la durata, fu a Roma (1549); prese parte a varii fatti d’arme in Italia; lasciò la vita nella battaglia di Fossano (1555). Di lui, narratore d’una novella (II-23) «giovine valoroso e gentiluomo di monsignor d’Orliens», figlio di Argentina Doria e Fregosa (II-26) e fratello del valoroso capitano Giulio (II-27) è spesso ricordo nel Novelliere.
4 Madama Gostanza Fregosa, denominata, secondo l’uso del tempo, col femminile anche del cognome; è la vedova di Cesare Fregoso, protettore del Bandello, presso la quale egli vive in Francia nell’ultimo ventennio della sua vita. Di essa è menzione ad ogni piè sospinto nel Novelliere (I-45; II-8, 10, 24, 25, 27, 29, 30, 32, 33, 34, 35, 37, 38, 39, 40, 43, 44, 47, 49, 50; III, 29, 60, 61, 68; IV, 6, 27, 22, 28), e spesso nei Canti XI (e. IV, VI) in ispecie poi nelle III Parche celebranti la Natività del di lei figlio primogenito.