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36 Introduzione

stare, come nella prosa, anche in essa qualche nome. La stessa sua produzione poetica, che a prima giunta appare inorganica e tutta frammentaria, presenta un comune fondo ideale ed un nesso che la coordina. Basterebbero a comprovarlo i versi del congedo della canzone ultima del Canzoniere là dove dichiara il suo fermo proposito — come Dante in sul finire della Vita Nuova — di non parlar più di Lucrezia se non per celebrarla, in apposito poema, degnamente:

Se forza al mio desir, Donna, darete,
     I’ canterò di Voi cose sì belle,
     Che fermerò col sol tutte le stelle.

Questo «desire» ritorna nell’esordio delle Stanze, alle quali, quindi, le rime porgono l’addentellato:

L’alto desir ch’in petto mi germoglia,
     E vuol ch’io dica quanto ’i vidi allora
     Ch’ebbe principio la penace doglia,
     Ch’al cor così s’impresse e fe’ dimora,

(c. I, strof. 1ª)

ritorna identico, e documenta la continuità materiale e spirituale del Canzoniere e dei Canti XI, le due più cospicue opere poetiche del Bandello.


Il Bandello poeta non è adunque che un modesto epigono del Petrarca, di cui imitò profondamente il Canzoniere nel pensiero e nell’arte, nelle fattezze esteriori e in quelle interiori.

Tuttavia il contenuto storico, o più direttamente biografico di questa raccolta, la perseverante sua fatica continuata pressochè ininterrotta dalla giovinezza alla vecchiaia, del dettare per rima, la copia stessa dei suoi versi, ci fecero persuasi che mettesse conto di