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336 | Matteo Bandello |
però verrebbe ad aver dettati due componimenti sullo stesso argomento (quello da noi qui ristampato, tra le Rime estravaganti, son. IV), forse uno per sè, e quest’altro per l’amico Giulio Cesare Scaligero, miglior poeta latino che volgare.
[Scaligeri] in Obitum Fracastorii.
Se quanta il ciel immenso e la natura
Ebber concordia e grazia in fabbricarti,
Porgessero a me tanta per lodarti,
4Passando nel mio stil ogni misura;
L’alma che per disdegno è fatta scura,
Estinto il Sol delle scienze ed arti,
Raccoglierebbe in sè le sparse parti
8Del ben ch’a noi l’audace tempo fura.
L’alta magnificenza, e ’l spirto intento
Al dir leggiadro al mondo senza pare
11Ragguagliar col mio dir potessi anch’io!
L’ingegno mio nel duol sepolto e spento
Vinto da tre virtuti illustri e rare
14Altro non lascia in me che il pur disio.
V. 1. Se quanta, ecc. Senza minute note, ovvie, osserveremo soltanto che tutto il sonetto in generale, e il v. 4, il v. 11, il v. 14 in particolare, richiamano idee e pur frasi consuete al Bandello da noi più volte via via rilevate nel nostro commento all’intero Canzoniere. Per il contenuto e per lo stile questo componimento può veramente essergli attribuito.
