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310 Matteo Bandello

     Com’era anciso il caro mio consorte,
     11Al tristo suon mi fu ’l morir concesso.
N’altre arme fur bisogno a darmi morte:
     Ch’un estremo dolor, un grave eccesso
     14Han seco, di propinquo, un’aspra sorte.


V. 1. Porzia, figlia di Catone Uticense che si tolse la vita all’annunzio della morte di Bruto suicida dopo la sconfitta dei Pompeiani in Africa (46 a. C.).

V. 7. Col ferro, l’esempio di Lucrezia e pur le parole son tolti dal Petrarca: «Non la bella romana che co ’l ferro | Aprì il suo casto e disdegnoso petto», Canz., CCLX, vv. 9-10.

V. 8. Unita, accolta, adunata. Lucrezia che offesa da Lucio Tarquinio nell’onore, in presenza del padre e del consorte Collatino si tolse la vita.

V. 11 Così muore anche la bella Alda la fidanzata di Orlando, nella Chanson de Roland. — Nella citata novella la Scarampa «subito udito il messo s’inginocchiò e pregando Dio che le perdonasse i suoi peccati lo supplicò che le desse la morte. Mirabilissima cosa certo fu a veder quella bellissima donna, pregando Iddio, restar a la presenza dei suoi morta, chè come ebbe detto: — Signor Dio, poi che il mio consorte è morto, non mi lasciar più in vita, — se le serrò di modo il core, che, senza far più motto alcuno, cascò in terra. I suoi uomini e donne, credendo fosse stramortita, se le misero a torno per rivocarle con vari argomenti gli spiriti vitali; ma poi ch’apparve morta a manifesti segni, fu con general pianto e dolor di tutti seppellita» (p. 161).

V. 12. N’altre, non altre armi furono necessarie. E ancora dal Petrarca tolse l’idea e la forma: «Nè di Lucrezia mi meravigliai, | Se non come a morir le bisognasse, | Ferro e non le bastasse il dolor solo», Canz., CCLXII, vv. 9-11.

Vv. 13-14. Di propinquo, per immediata conseguenza necessaria. In questi due versi è la risoluzione, in forma sentenziosa, della dìsputa nata quel giorno ad Asti, secondo che ci dà a credere il Bandello «qual di queste due passioni più tosto uccida un uomo, o la gioia od il dolore». Anche là come qui, quasi con le stesse parole si concluse: «con dire che gli spiriti vitali in una smisurata allegrezza esalano e in un gran dolore si ristringono e si affogano» (p. 157).