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308 Matteo Bandello


V. 4. È il verso stesso, atteggiato in altro modo, con cui si apre il son. XII di queste Rime estravaganti.

V. 5. Esemplo da me pigli. L’epitaffio ha valore d’esempio per chi legge, è ammonimento dei morti ai vivi. Per maggior efficacia tutti e tre questi sonetti epigrafici sono redatti in persona prima. È la donna stessa — la protagonista del truce dramma — che narra la propria istoria d’amore e di morte, e ne trae la filosofica morale per tutti i seguaci d’amore.

V. 6. Amorose faci. Nella novella si legge: «Fabio che de l’ardenti fiamme amorose era acceso ed altro non disiava se non goder tutta la vita sua con colei...» (p. 356).

V. 7. Così veraci, come vedemmo par proprio fatto vero, di cronaca, accaduto a Roma poco tempo prima.

V. 8. La novella finisce così: «...uomini e donne veduto l’orrendo spettacolo, facevano di pianti e d’ululati tutta la casa rimbombare» (p. 340).

V. 9. Il dolce mio signor. Nella novella Emilia chiama Fabio «unico mio signore e cor del mio core» (p. 339).

V. 10. Per fede marital. Anche in novella ricorrono le parole «la data fede e il marital anello» (p. 338); volsi, volli.

V. 11. E nella prosa novellistica: «Io chiaramente conosceva che impossibil stato mi sarìa di vivere e vedere che altra donna l’avesse posseduto, onde per non morir mille volte l’ora, ho eletto meglio morire una sol volta, finir i miei guai» (p. 340).

Vv. 12-14. La truce scena è nella novella così narrata: «...Fabio da alto sonno oppresso, a dormire cominciò. Il che veggendo Emilia, perciò che in camera ardeva una lampada, leggermente al suo amante il petto scoperse, e preso un pugnale che Fabio recato aveva, quello sì fattamente nel core gli fece penetrare che egli subito morì». Poi «risvegliò la nutrice che a basso del letto dormiva» e a lei «con viso rigido e senza lagrime parlò» concludendo: «Resta che animosamente lo segua. — Dir queste ultime parole e darsi nel petto col pugnale che ancor sangue stillava fu tutto uno. Ella si passò sotto la sinistra poppa, e morta subito sovra il morto amante cadette» (pp. 339-340).

V. 14. Mi colsi, colsi me stessa quasi fiore d’amore colto, anzi stroncato dal ferro.