Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/307

304 Matteo Bandello

     4Più che mai vive, e chiara fama coglie,
Fur la cagion di vostr’amare doglie,
     Signor, che morte tenne certo allora
     Ch’ei d’anni pieno, come d’opre ancora,
     8Fosse alfin giunto, che la vita scioglie.
Giovane d’anni fu, ma vecchio d’opre,
     Che tali, e tante in breve tempo foro,
     11Ch’il grande lor valor il mondo ha pieno.
Ma se la tomba sì famosa cuopre
     Con alte palme un trionfal alloro,
     14Venga ogni pianto a tanta gloria meno.


V. 6. Signor, il Del Vasto che tanto si dolse della morte del Pescara. — Che la morte tenne per certo ch’ei fosse maturo di anni e giunto al termine naturale della vita.

V. 9. Giovane d’anni, invece. Qui si risolve l’antitesi preparata nella seconda quartina per artificio retorico.


XI.

Alla Mencia. Preso al laccio del di lei amore, è lieto della sua prigionia e vanta la sua donna fra tutte le altre bellissima.
      Edito dal Pèrcopo, l. cit.


Se, preso, mai si vide un uom contento,
     Io son quell’uno, che sì chiaro nodo
     Mi veggio al collo, chè del laccio godo,
     4E altro, che gioir d’amor, non sento.
Il dolce lampeggiar, il rar concento
     D’alme virtuti, senza inganno e frodo,
     Che ’n vui s’han fatto il seggio, fan ch’io lodo
     8Amor, ch’ogn’altra fiamma in cor m’ha spento.
E quante volte avèn ch’io mi ritrovi
     Fra vaghe donne, e senta le parole,