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Il Canzoniere 295

     Ch’ n corpo ancor mortale
     63Chiara vi rende, sacra ed immortale.


V. 1-2. Ecuba, beata e felice fu nel primo suo tempo quando sacerdotessa di Apollo e moglie di Priamo, re di Troia, vide crescerle intorno una ventina di figli tra i quali i famosissimi, per fama diversa, Paride ed Ettore.

V. 3. Poi misera e infelice quando caduta Troia, dopo l’eccidio dei suoi, Ecuba fu tratta in ischiavitù da Ulisse. — Ecco, a questo proposito, premesso alla versione di cui qui si discorre, ivi, pp. 16-17, l’«Argomento in l’Ecuba del Bandello. Da poi la distruzione di Troja, li Greci navigando nel Chersoneso, che è provincia dirimpetto a la Tracia, pervennero dove era il sepolcro di Achille. Venuto il Re Agamennone, e udita la lite da tutte due le parti, contra il Tiranno pronuncia la sentenzia; come contra colui che non già per favorire li Greci, ma per l’ingordigia di rubare l’oro, ha Polidoro crudelmente e contra le leggi del sacrosanto ospizio ammazzato». E a p. 18: «Le persone che parlano in la Favola: L’ombra di Polidoro, morto; Hecuba reina de li Troiani; Coro di Donne Troiane; Polissena figliuola di Ecuba; Ulisse; Taltibio trombetta; La serva d’Ecuba; Agamennone re; Polimestor re della Tracia. La scena de la Favola si metta in Chersoneso per iscontro de la Tracia. Il Coro è di Donne troiane serve, che sono per dare aiuto a la loro infelice e sfortunata Reina».

V. 7. Quella, Margherita, regina di Navarra, ti trae fuori dei guai, dice, con iperbole poetica, e intende, forse, con le sue accoglienze oneste e liete. — La frase è piuttosto da considerarsi come un mezzo per trapassare a dire non più di Ecuba, ma di Margherita della quale poi tutta la canzone si risolve in lode. Le lodi per la Navarrese sono ribadite al C. IV dei Canti XI.

V. 11. Specchio d’ogni bene. Il miglior commento ci è porto dal Bandello stesso nella già spigolata dedicatoria prosastica dove anche è detto che la di lei «vivace e chiara fama de la [sua] cortesia e umanità infinità empie di sè non solo l’Europa, ma tutte le altre partì del mondo».

V. 14. È il petrarchesco: «Pace non trovo, e non ho da far guerra», Canz., CXXXIV, v. 1.

Vv. 19-25. Anche a questo passo può servir da chiosa un brano della detta prefatoria: «...Sovvenutomi — dice — che voi sacratissima Regina, molto vi dilettavate dì leggere i libri de la lingua Italiana e che non solo agli studii umani e delle sacre lettere date opera, ma che anco in idioma francese molte belle rime dottamente e cristianamente avete composto, deliberai esta mia Ecuba sotto le ali de lo splendidissimo nome vostro mandar