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292 Matteo Bandello



V. 1. L’alto Baldo, il monte Baldo fra l’Adige e il Garda.

V. 3. La bella regione del Garda, in genere la regione tutta, rigata dall’Adige, ove s’è compiuto il lieto evento della nascita di Giano.

V. 9. Il Liguistico mar, termine poetico per Ligure. Ciò perchè il padre del neonato, Cesare Fregoso, era della omonima illustre famiglia genovese, rivale dei Doria; esiliato per cause politiche era passato al soldo di Venezia.

V. 14. Cantar le III Parche, nei tre capitoli succitati. Le lodi del casato dei Fregoso sono pure al C. IV dei Canti XI, cit.


II.

È la Canzone di chiusa dell’Ecuba di Euripide, con la quale il Bandello traduttore invia la sua versione, com’è specificato nella lettera dedicatoria: «a la Cristianissima Prencipessa Margarita di Francia, sorella unica del Cristianissimo re Francesco, Serenissima reina di Navarra, duchessa di Alenzon e di Berris, l’obedientissimo et umillimo suo servitore il Bandello», dove, fra l’altro, si legge: «havendo già di molti dì per mio trastullo l’Ecuba di Euripide, poeta tragico, fatta italiana e messa a mio modo in rima, sempre con altre cose mie ho tenuta nascosta... astretto dagli amici miei, che mie ciance istimano essere qualche cosa, questa mia tragedia dar fora ho deliberato... E così come messaggera di qualche altra mia composizione italiana le mando, affinch’a l’altre cose mie assicuri la strada. Ma dubitando che senza guida e scudo da me le dessi congedo, ch’a mille pericoli la esponevo..... deliberai essa mia Ecuba sotto le ali de lo splendidissimo nome vostro mandar fora ed a quello consacrarla; tenendo per fermo che nè più impenetrabile scudo, nè più fidata guida poteva darle». A quest’epoca il Bandello non conosceva ancora «nè per pratica, nè per presenza» la futura autrice dell’Heptaméron, ma solo per udita dire, per le lodi fattene da Cesare Fregoso e per la lettura dei suoi poetici scritti: «.....in le sue rime — soggiunge — come in uno trasparente e lucidissimo speglio la veggio ed ammiro». Questa dedicatoria è datata da «Castel Giferedo al XX di giuglio del MDXXXVIIII». Così testualmente trovasi a pagg. 11-15 dell’ediz. cit. del Mansi, dove la Canzone è a pagg. 125-127.