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28 Introduzione

aggregarsi, per la loro natura lirica, taluni componimenti che il Bandello inserì in altre sue opere poetiche, e, altresì, cinque sonetti-epitaffi, che s’annidano senza nome d’autore nel Novelliere, ma che per una serie di motivi1 non ci peritiamo di restituire al suo

  1. Un esame stilistico e metrico ci induce in questa persuasione, che per brevità esprimeremo sommariamente così: I. Tutti i cinque sonetti-epitaffi sono dello stesso autore; cfr. la caratteristica dell’«oimè», che ricorre in ben quattro di essi (son. 24, v. 8; 25, v. 9; 26, v. 9; 28, v. 4) e per due volte allo stesso posto; cfr. le rime di taluni ripetute identiche in altri (son. 25, bella, stella, quella in son. 26) o simili (son. 24, morire, schernire, coprire, in son. 26, finire, seguire, gire); cfr. per la disposizione delle rime sempre uguale nelle quartine, e uguale spesso nelle terzine (in son. 25 e son. 28 c, d, e; d, c, e; in son. 24 e son. 26 c, d, c; d, c, d dove, oltre alla medesima postura, c’è l’uso di due sole rime); II. I cinque sonetti-epitaffi sono dello stesso autore dei tre sonetti-epitaffi editi dal Pèrcopo, e cioè del Bandello; cfr. le frasi, pur consuete nelle Novelle del Bandello, («fiero caso» son. 26; «fiera doglia» son. 27; «dolor fiero» son. 24; «casi miei» son. 28 e «casi miei» in Pèrcopo, son. 14 di questo volume; «tanta doglia», «fiero messo» in Pèrcopo, son. 15, quivi); cfr. lo spunto analogo in son. 28: «Ferma viator il passo...» e in son. 27: «Tu che qui passi e ’l bel sepolcro miri», e in Pèrcopo son. 16, quivi: «Piangi viator ch’ogni huom che passa... adora questa pietra»; cfr. le rime (son. 26 volse, tolse, in Pèrcopo son. 14 volsi, tolsi; e son. 25 e son. 26 bella, stella, quella in Pèrcopo son. 16 stella, bella); III. I cinque sonetti-epitaffi sono da ascriversi al Bandello autore delle Rime; cfr. il gruppo di rime tipiche (miri, martìri, sospiri che si ritrovano in son. 27 e in sonetti I, XLIV, XXXII, XLV, CXLIX) e quell’altro gruppo da noi già rinvenuto nei sonetti editi dal Pèrcopo e che ha una stragrande diffusione nelle Rime (son. 26 bella, appella, quella, stella, e son. CXLIX belle, stelle, quelle, appelle; nonchè, con tutte o con alcune di esse, in son. 25 e in sonetti I, XVIII, XIX, XX, XXXVIII, XCII, CXIV, CXVII, XLI, ecc.); IV. Il preciso riscontro dei due versi
    Nè fu bisogno ferro al mio morire

    (Son. 24, v. 9, in nov. I-22)

    N’altre armi fur bisogno a darmi morte

    (Son. 15, v. 12, Pèrcopo).