15E di beltate albergo si ritrova,
Stassi con sparso crine in nera gonna,
E sol di lagrimar s’appaga e sazia.
Tant’in lei doglia il duol ognor rinnova,
Il duol a cui non giova 20Altrui conforto: sì l’affligge e sface
La morte di un figliuol, tal ch’ella suole
Dall’uno all’altro sole
Piagnendo sempre priva d’ogni pace
Starsi, qual neve al sol che si disface. 25Onde chiavate insieme ambo le mani
Con gli occhi fissi al ciel si lagna e grida
Tal ch’a pietate il marmo può piegarse.
E dice sospirando: ahi! sciocchi e vani
Nostri pensieri, e pazzo chi si fida 30In ciò ch’ogni momento suol cangiarse!
Invide Parche e scarse,
Che ’l caro mio figliuol sì tosto a morte
Tiraste con sì duro, e orrendo caso,
Che dall’orto all’occaso 35Del sol, non fu giammai sì fiera sorte
Tra quanti qui n’ancide l’empia morte.
Come non potè in me tanto la doglia
Ch’i’ ne morissi allor ch’i’ vidi il sangue
Da quelle membra uscir sì caldo fore? 40I’ vidi, ahimè! la pargoletta spoglia
D’alto cadendo pallidetta, e esangue
Restar come tra l’erbe un secco fiore.
Ben è ver che non more
Di doglia alcun. I’ pur dovea morire 45Allor che ’l vidi. I’ pur morir dovea
Quando mancar vedea
Il mio caro figliuolo in tal martìre,