Ma chi potrà mai dire
Della dolcezza mia
L’incredibil piacer, e immensa gioia? 30Chi fia, che discoprire
Quale e quanto sia
Possa il diletto che non teme noia?
E ben che tosto i’ moia,
I’ ne morrò contento 35D’aver provato prima
Che morte mai m’opprima,
Il ben che l’uom’eterna in un momento,
In cui dolcezza sede,
Che quanta mai dolcezza fosse eccede. 40Ch’i replicati baci
Su quella man soave,
Che ’l cor m’annoda e come vuol discioglie,
Pur tutti ardenti faci
Che m’arser sì, che m’have 45Qual Fenice rifatto alle sue voglie.
Da me stesso mi toglie
La bella mano schietta,
Con tanta maestate,
Ch’allora mille fiate, 50Questa, diss’io, dal volgo a sè m’alletta.
E all’uno, e all’altro polo
Seco m’innalza con famoso volo.
Quai d’oriente perle
Ben lucide, e polite 55L’India ne mandi o qual più ricco mare,
Non sarà, ch’a vederle
Non paian scolorite
A par dell’unghie così terse e chiare.
O candor singolare