Che di riposo scopre il vero porto.
Ond’io, ch’accese porto 30Vostre dolci faville in mezzo l’alma,
Con così cara salma
Vommene lieto, e d’alto desir vago,
Nè più di basse voglie il cor appago.
Veggio, begli occhi, che temprate in modo 35Il fuoco, ond’io m’incendo,
Che d’eterno gioir mi fate erede.
E sì m’acqueto, e dolcemente godo,
Che chiaro pur comprendo,
Che questa gioia, ogn’altra gioia eccede. 40E tengo ferma fede,
Che s’io son vivo in tant’affanni e pene
Da Voi non d’altro viene;
Che da’ bei vostri raggi, e lor aita
Nasce il vigor, che mi nodrisce in vita. 45Vile era, anzi pur morto prima ch’io
Del vostr’altiero sguardo,
Luci serene, avessi ancor contezza.
Ma com’il vago lume m’infollìo
Col fuoco, ove sempre ardo, 50Ratto conobbi allor la mia bassezza;
Ed ebbi per certezza,
Che chi per Voi sospira, al vostro fuoco
Come s’infiamma un poco,
Si cangia tutto, e tutto si trasforma 55E nova prende qualitate, e forma.
Lasso! se l’ombra poi pel fragil velo,
Ond’io vo’ basso e grave,
In me di Voi la luce non ombrasse,
Amante mai non visse sotto ’l cielo 60Vita dolce e soave,