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250 | Matteo Bandello |
V. 49. Inarra, verbo foggiato sull’esempio del Petrarca (Canzoniere, son. CCXXIII, v. 4) di sul vocabolo precedente di cui ripete l’idea.
V. 61. S’elice, si trae, si fa uscire; cfr. Petrarca, son. CCCXXI, v. 4.
CLXXXII.
È la seconda delle tre Canzoni in lode degli Occhi della Mencia.
Tempo è begli occhi omai, che pur vi debbia
Veder, e ’l fuoco senta,
Che dolcemente il cor mi sana e strugge.
Scoprasi il sol, dileguisi la nebbia,
5E ’n modo resti spenta,
Che di mia speme il frutto non adugge.
Il tempo vola e fugge,
E giusto fora pur dopo ’l digiuno
Le mie gran fami d’uno
10Giro gentil dei vostri sì soavi
Quetar, che del mio cor portan le chiavi.
Chi ’l crederà, che quando i’ veggio poi
Mostrarsi il nero e ’l bianco
Degli occhi ond’arde il cor, e insieme agghiaccia
15Voglia mi venga di celarmi a Voi,
E sì mi treme il fianco,
Che di mia tema il segno mostre in faccia?
Non so ciò che mi faccia
Di que’ begli occhi innanzi al grave assalto,
20Che d’uomo in freddo smalto
Mi cangia a un tratto, a un tratto mi riscalda,
M’ancide, e avviva, e ancor m’impiaga e salda.