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242 | Matteo Bandello |
Pendesse quel da cui dipende il sole,
E sangue ed acqua derivar d’un fiume?
Queste son l’acque del felice fiume,
Che purgan l’atra macchia che fè morte.
15Quest’è quel sangue, che l’eterno sole
Sì dolce stilla per condurci al cielo.
Queste le piaghe son, che ’l santo legno
Fan trionfante nell’inferno, e ’n terra.
Qual sarà dunque sì crudel qui in terra,
20Al cui piagner non cresca ogni gran fiume,
Poichè ’l figliuol di Dio va sovra il legno
Con mille strazii alfin condotto a morte?
Che s’ei morì, fu pur acciò che ’n cielo
Di vita a noi risplenda il vivo sole.
25Potè celar la chiara luce il sole,
E con orrendo tuon tremar la terra,
Ed offuscarsi d’atra nebbia il cielo,
Allor ch’aperse l’empio ferro il fiume;
E nostre menti così fiera morte
30Non piegherà dinanzi al ricco legno?
Almo, vittorioso, e altiero legno,
Fatto bilancia all’increato sole,
Quand’ei morì per far morir la morte,
Dammi che ’l peso della viva terra,
35Che vaneggiar mi face in riva a un fiume
La via non mi contenda d’ire al cielo.
Per te s’acquista il ciel, o sacro legno,
Che ’l sol reggesti in mezzo della terra
Quando il bel fiume vinse nostra morte.
V. 2. Chiavate, inchiodate.
V. 7. Ingiusta morte. Si rammenti la questione posta da Dante, a proposito della morte di Cristo: «Come giusta vendetta giustamente | Vengiata fosse...», Parad., VII, vv. 20-21, dove Beatrice