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Il Canzoniere 239


CLXXIV.

La morte di Cristo sulla Croce e la redenzione del mondo.
        Anche il Petrarca nel son. LXII: «Padre del ciel: dopo i perduti giorni», accenna (v. 14) a Cristo in croce; egli soleva ogni venerdì per la passione di N. S. digiunare.
        Sonetto sacro.


In qual antica selva, o sacro bosco,
     In qual fiorita piaggia, o verde colle,
     Nacque il buon legno su cui Cristo volle
     4Col sangue raddolcir del serpe il tòsco,
Ond’ebbe tanta grazia il mondo losco
     Per l’appetito disfrenato e folle
     Di nostra madre, che da lui si tolle
     8Morte per morte, e fassi chiar di fosco?
Chi fu tra vizii mai sì sporco, e lordo,
     Ch’a rammentar sì cruda e orrenda morte
     11Non desti l’alma, e svegli il senso sordo?
Qual che veggendo aperte in ciel le porte,
     Ebro di gioia e di morir ingordo.
     14Non brami che la Parca il fin gli porte?


V. 3. Buon legno, quello sacro della Croce che servì all’opera di infinita bontà della umana redenzione.

V. 6. Si noti la particolare vigoria di questo verso.

V. 7. Da lui, da Cristo si libera con la morte, dalla morte della coscienza, e di fosco si fa chiaro e candido.

V. 14. La Parca, tronchi lo stame di sua vita e glie ne rechi la fine, aprendogli le porte del cielo.