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Il ´Canzoniere | 237 |
«splendidissimo e saggio» (III-35), e a lui dedica una novella (I-3) e lui, infine, dichiara essere «quell’uno a cui la vita [debbo]» (I-28). A Lucio Scipione vedremo indirizzato altro sonetto, il V delle Rime estravaganti.
CLXXII.
Sonetto mitologico, edito da O. Napione, ediz. cit., p. 298.
Delio, cultore di viti, canta e offre a Bacco doni votivi.
Di Semele figliuolo, e del gran Giove,
For dell’uso comune in vita dato,
Dal mondo riverito ed adorato
4Per le divine, e inusitate prove:
Se queste viti generose e nove,
Che di mia mano, o Dio, t’ho consacrato,
Conservi sì che ’l frutto desiato,
8Si colga e lungo tempo a tutti giove;
Ogn’anno un capro con le corna d’oro
D’edra adornato col bel tirso avrai,
11E ’l tutto asperso d’odorati vini.
Così cantava sotto un verde alloro
Delio cultor di viti, allor ch’i rai
14Comincia Febo al Gange aver vicini.
V. 1. Di Semele e di Giove, figlio. Bacco.
V. 2. For dell’uso comune, accenna a quella che è anche detta la doppia nascita di Bacco, per il fatto che, morta Semele, il figlio ancor non nato fu dal padre Giove posto, e tenuto per un certo tempo, in una coscia, e compiuta così la gestazione, finalmente dato in luce.
V. 9. Corna d’oro, «Avrai un capro ed un tirso ricinto d’edera». Il Petrarca ha la visione di una candida cerva sopra l’erba «verde con duo corna d’oro» (Canz., CXC, vv. 1-2) che vede «a l’ombra d’un alloro». Qui Delio canta «sotto un verde alloro».