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226 | Matteo Bandello |
Dedalo pur dicea: figliuol che fai,
Ove ne voli, ahimè! frena il salire,
Spiega più basso l’ali, il tuo fallire
8Veggio che già m’apporta eterni guai.
Non seppe il mezzo il giovanetto ardito
Tener del raro e insolito viaggio,
11Ond’ebbe il nome sì famoso lito.
Così Madonna, chi del vostro raggio
S’infiamma il cor, alfin riman schernito,
14Se la ragion non segue sempre saggio.
V. 1. Tocco dal fuoco, agile esordio: appena n’è toccato, ne è arso.
V. 3. Poggiar, porre la mira, la mèta del suo desiderio.
V. 4. Padre, Dedalo invano ne lo sconsigliò.
V. 9. Il mezzo, il giusto mezzo, il limite ragionevole.
V. 11. Lito, il mar Egeo detto Icario da Icaro.
CLX.
Invano Amore scaglia due dardi alla Mencia: questa non ne è ferita.
All’ombra d’un bel lauro, e d’un’olivo
Madonna in sè raccolta sen sedea,
E de’ begli occhi il raggio nutritivo
4Ver me tutta sdegnosa rivolgea.
Videla Amor e disse: ecco il sol vivo
Esempio in terra di mia Madre Dea,
Ma li miei strali così prende a schivo,
8Ch’a me rubella, ed all’amante è rea.
Indi il liquido ciel radendo tolse
Duo strali aurati, e poi che fu fermato
11Il petto le ferì d’avorio e ghiaccio.