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Il Canzoniere | 219 |
CLIII.
Qui è la Mencia che fa doni d’uve a Bacco, con atto devoto.
Queste prime uve gialle come cera,
Che questa nuova vite prima rende,
Onde sì dolce il mosto se n’attende,
4E d’anno in anno via miglior si spera,
L’alma Mencia gentil, mia speme vera,
Oggi raccolte a quest’altar appende
E maschio incenso d’ogn’intorno accende
8Vaga, divota e umanamente altiera.
Il tutto sacra a Voi del mosto amici
Satiri ingordi, ed al gran Bacco ancora,
11Che sì dolce liquor al mondo diede;
Che voi non le sïate più nemici,
E Bacco accresca l’uve, e ’l vino ognora
14Con gli occhi fissi al ciel tre volte chiede.
V. 1. Prime, uve primaticce.
V. 2. Nuova vite, vite giovine, che per la prima volta produce.
V. 7. Maschio, schietto, genuino e forte.
V. 10. Satiri, ben detti, per la loro avidità selvatica, ingordi.
V. 14. Tre volte con atto votivo, con posa jeratica propria delle sacerdotesse antiche.
CLIV.
Il giuoco degli scacchi e il giuoco dell’amore.
La Mencia dà al Bandello scacco matto.
Spesso Madonna, a scacchi far m’invita,
E piglia per suo Rege un dolce sguardo,
Bellezza per Reina, ed ond’i’ m’ardo
4Con que’ begli occhi per Arfil s’aìta.