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218 | Matteo Bandello |
cfr.: «O bella man, che mi destringi ’l core | E ’n poco spazio la mia vita chiudi, | Man ov’ogni arte e tutti loro studi | Poser natura e ’l ciel per farsi onore; | Di cinque perle orïental colore, | E sol ne le mie piaghe acerbi e crudi, | Diti schietti, soavi...», Canzoniere, CXCIX, vv. 1-7.
CLII.
Da ricollegare ai sonetti pastorali già veduti.
Delio, e cioè il Bandello, cacciatore, fa a Delia, e cioè alla Mencia, doni di caccia; ne invoca la protezione e le promette un marmoreo tempio votivo.
D’un lieve Cervo l’alte corna, e antiche,
Che già fregiò Miron di puro argento,
D’un Apro il capo, ch’era un fier spavento
4Di queste piagge a Bacco, e Palla amiche,
Perchè sovente tante sue fatiche
Gli agevolasti, e nel cacciar contento
Il facesti, nè mai si trovò lento
8Il tuo favor in queste selve apriche,
Delia, ti sacra Delio cacciatore,
Che da’ prim’anni al tuo servizio dato
11Stette tra boschi a discacciar le belve.
Ei sa che vil è ’l don ch’or t’ha sacrato;
Ma se gli spiri il solito favore
14Di marmo un tempio avrai tra queste selve.
Vv. 1-2. Corna alte e antiche perchè fatte nel tempo antico da Mirone scultore greco (V sec. a. C).
V. 3. Apro, aper, lat., cinghiale.
V. 14. Un identico dono già promise a Venere, il poeta, cfr. son. CXXXVII, vv. 12-14.