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Il Canzoniere 213

     E gli augelli selvaggi
     70Faccian sì bel concento,
     Che qui dolcezza inusitata i’ sento.
Chi mi darà ch’io resti, e viva vosco,
     Riposti luoghi, ombre segrete e dive?
     Qual grazia fia la mia se ’n questo bosco
     75Restin le membra dello spirto prive?
     Oh valli! oh sassi! oh monti! oh boschi! oh rive!
     Maria pregate meco,
     Che qui mi tenga seco,
     Ov’il morir fia dolce
     80Morendo in grazia a quel che ’l mondo folce.
Lo piede in alcun luogo mai non poso,
     Che non mostri di lei vestigio ed orma.
     Beate selve e sasso avventuroso,
     Cui tanta Donna d’ogni parte informa.
     85Ecco, nè già m’inganno, vera forma
     Della persona schietta,
     Imago benedetta
     Che nardo e rose spiri,
     Ed al ciel volgi tutti i miei desiri.
90Questo fu pur un tempo il sacro albergo,
     Ove riposo al corpo talor desti.
     A questa pietra quante volte il tergo
     Gli occhi levando al cielo già mettesti?
     Oh quante grazie a Dio di qui rendesti
     95Piangendo di dolcezza,
     Ch’al pianger tant’avvezza
     Fosti con ferma fede
     Ch’a Dio lavasti l’uno, e l’altro piede!
L’ottima parte veramente è stata,
     100Ciò ch’eleggesti, n’esser ti può tolta.
     S’ogni tua colpa fu da Dio purgata