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206 | Matteo Bandello |
V. 11. Nè scerno, non distingue le due punte dell’alto monte coronate di nebbie e di vapori. Efficace e pittoresco l’aggettivo fumanti.
CXLV.
Ora tra l’Alpi, ora valicate queste, in Francia, erra per regioni varie, designate coi nomi dei fiumi, seguito sempre da Amore che gli parla della sua donna lontana.
Ben ch’or sull’Alpi, ed or in ripa a Sonna
Mi trovi, ed or mi bagni Loira, or Senna
Sì dolcemente il Mencio, Amor m’accenna,
4Ch’ad ogni passo è meco la mia Donna.
E ’l cor che punto non s’infinge o assonna
L’ali al pensier in un momento impenna,
Ed ei movendo or questa, or quella penna
8Dell’afflitta alma, come vuol s’indonna.
Indi fra selve, rupi, monti e sassi
Fermo sovente il piede, così bella
11Parmi veder Madonna assisa all’ombra.
Ma chi vien meco, affretta, dice i passi;
Ond’io guardando in questa parte e ’n quella
14Cerco veder chi me da me disgombra.
Vv. 1-2. In ripa a Sonna, sulle rive della Saône; mi bagni Loera, or Senna, e cioè: dimori io in località bagnate dalla Loira e dalla Senna.
V. 5. S’infinge, non ha infingimenti nè s’assonna, nè s’addormenta.
V. 8. S’indonna, si investe, s’immedesima in lei e la domina e signoreggia.
Vv. 11-14. In viaggio, tra solitudini impervie spesso s’arresta credendo di scorgere la figura della Mencia seduta al rezzo. Ed è ben resa questa sua vana illusione o visione che dir si voglia che lo accompagna in cammino. Corrisponde a quest’altra del Petrarca: «Ivi non donne, ma fontane e sassi | E l’imagine trovo di quel giorno | Che ’l pensier mio figura ovunqu’io guardo», Canzoniere, CXVI, vv. 12-14.