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202 Matteo Bandello

     4Al mio distrutto core?
Che se l’aspro dolore
     Non tempra, o fa finire,
     I’ non potrò patire
     8Tanto soverchio ardore.
Lasso! che Amor non ode
     Ciò ch’io gli parli, o dica,
     11Nè più di me gli cale.
Che in gli occhi a mia nemica
     Egli s’alberga, e gode,
     14E ride del mio male.


Vv. 13-14. Gode e ride. Non più dunque soltanto la Mencia «la nemica» disdegna e irride al poeta, ma anche Amore, che sta negli occhi di lei.


CXLI.

È uno dei soliti sonetti descrittivi delle bellezze senza pari della Mencia, con i benefici effetti già altrove osservati degli sguardi di lei sugli elementi deila natura e perfino sugli animali.


Qual sì discopre a noi la bella Aurora
     Dal ciel cacciando le minute stelle,
     Tal sovra tutte che si chiaman belle
     4Madonna si dimostra bella ognora.
Seco ne viene Amor e spira fora
     Da’ begli occhi favor, che l’alme svelle
     Da’ corpi e par che dolce rinnovelle
     8Ciò che dipinge Primavera e Flora.
Che dove gira i casti e vaghi rai
     10L’erba rinverde, e ’l ciel si fa sereno,