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Il Canzoniere 163

     Il corso allor fermasti
     Per meglio vagheggiar tanta bellezza.
     Ch’al Re de’ fiumi il vivo
     125Tributo non mandasti:
     Sì t’abbagliò di quella la chiarezza.
     Chi vide mai vaghezza
     Ch’a par di questa fusse?
     Eterna la memoria
     130Serberà l’alta gloria
     Ch’alla mia Donna aver allor qui vidi.
     Lieti e riposti nidi
     U’ de’ begli occhi il lume sì rilusse,
     E più felice l’erba,
     135Che del bel piede alcun vestigio serba.
Giammai non vide il sole
     Congiunte in un sol loco
     Tante donnesche doti, e tanti doni.
     Nè sì dolci parole
     140Piene di casto fuoco
     S’udiro unquanco in quai si sian sermoni.
     Ma che val ch’io ragioni,
     Se par che si dilegue
     Quant’in la mente accoglio,
     145E ciò che dir i’ voglio
     Com’ivi sta nel mio parlar non mostro?
     Indarno a quest’i’ giostro,
     Perchè ’l pensier la lingua poi non segue.
     E meno il mio pensiero,
     150Aguaglia di costei il merto vero.
Ciò che tu parli a par del vero è nulla,
     Però sì rozza e ignuda
     153Meglio è, Canzon, tra l’erbe ch’io ti chiuda.