Il corso allor fermasti
Per meglio vagheggiar tanta bellezza.
Ch’al Re de’ fiumi il vivo 125Tributo non mandasti:
Sì t’abbagliò di quella la chiarezza.
Chi vide mai vaghezza
Ch’a par di questa fusse?
Eterna la memoria 130Serberà l’alta gloria
Ch’alla mia Donna aver allor qui vidi.
Lieti e riposti nidi
U’ de’ begli occhi il lume sì rilusse,
E più felice l’erba, 135Che del bel piede alcun vestigio serba.
Giammai non vide il sole
Congiunte in un sol loco
Tante donnesche doti, e tanti doni.
Nè sì dolci parole 140Piene di casto fuoco
S’udiro unquanco in quai si sian sermoni.
Ma che val ch’io ragioni,
Se par che si dilegue
Quant’in la mente accoglio, 145E ciò che dir i’ voglio
Com’ivi sta nel mio parlar non mostro?
Indarno a quest’i’ giostro,
Perchè ’l pensier la lingua poi non segue.
E meno il mio pensiero, 150Aguaglia di costei il merto vero.
Ciò che tu parli a par del vero è nulla,
Però sì rozza e ignuda 153Meglio è, Canzon, tra l’erbe ch’io ti chiuda.