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162 Matteo Bandello

     Ch’innanzi al vago viso
     90Vide la gloria d’un bel paradiso.
Ella volgendo gli occhi
     (Ma chi dir puote come!)
     Rasserenava l’aria d’ognintorno:
     E par ch’ancor mi tocchi
     95Quando le bionde chiome
     Vidi scherzar al vago viso intorno.
     In quel felice giorno
     L’umil e altiero sguardo
     Qui fe’ venir i monti,
     100E fermi star i fonti,
     A sè tirando l’aspre fere a canto.
     Che ’l vago lume e santo,
     Ond’io sì dolcemente agghiaccio ed ardo,
     Tal ha valor e forza,
     105Che cangiar puote gli elementi a forza.
L’erbette al vivo caldo
     Di que’ begli occhi ardenti
     Di mille fior vestiro allor la piaggia,
     Che tutta di smeraldo
     110Parea, che bei lucenti
     Rubin, zaffiri e perle per dentr’aggia.
     Questa dura e selvaggia
     Quercia che per colonna
     Al vago fianco pose,
     115Con gigli, nardo e rose
     Produr si vide, e d’oro far le ghiande.
     E l’ombra fresca e grande,
     Mentre vi ste’ la gloriosa Donna,
     Odor così soave
     120Spirò, ch’Arabia più gentil non l’have.
E tu, famoso rivo,