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140 | Matteo Bandello |
V. 2. Debitor, a te. Cfr. son. LXXXVIII.
V. 5. Innova, rinnova e ne produce un altro.
V. 6. Accidenti, casi e particolari strani.
V. 11. Sacro mio maestro, allusione che mal si potrebbe determinare con esattezza. L’ipotesi più probabile, è che si riferisca allo zio del Bandello (che egli ben può chiamare maestro e sacro per le cariche religiose coperte), Vincenzo Bandello, priore del convento domenicano delle Grazie dove Matteo fu educato. I regni suoi è il paradiso ove il defunto zio attende il nipote, dedito anch’esso a vita religiosa.
LXXXVIII.
A Beatrice d’Ungheria. Spiega l’allusione contenuta nel sonetto precedente, dello smeraldo liquefatto dalla regina e datogli da bere quale balsamico farmaco.
Parimente al Canto VI dei Canti XI: «Onde l’alma Reina... | Del bel smeraldo prezioso e caro | La polve a ber ti fè, con succo pieno».
Non era assai, Regina, quant’hai fatto
In tanti e varii modi a dimostrarme
Che troppo se’ cortese senz’or farme
4Sì Real, generoso e nobil fatto?
Se ricca perla Cleopatra ha sfatto,
Per un amante fu: ma Tu per darme
Contra ’l velen aìta fai donarme
8Ricco smeraldo in polve a ber disfatto.
Quella d’amor lascivo ardendo a tale
La perla diè che fu di lei signore,
11Con speme di tener l’antico regno.
Tu mossa sol da generoso core
A me che nulla vaglio infermo e frale
14Di grandezza Real doni tal pegno.
Vv. 3-5. Farme... fatto... sfatto, allitterazioni, compiere verso di me atto sì generoso, anzi real, regale.
V. 5. Cleopatra, richiama l’episodio di Antonio e Cleopatra.