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130 Matteo Bandello

LXXVII.

A Roma. Afferma esplicitamente di essere in riva al Tevere col corpo: l’anima è lontana, presso la Mencia.


Qui dove Roma il sacro Tebro parte
     Mi trovo, Donna, e piango amaramente,
     L’esser da Voi sì lungo tempo assente;
     4Nè so se viva, o mora in questa parte.
Di me qui la mortal ho meco parte,
     A Voi l’eterna sempre sta presente.
     Vi s’inchina, v’onora, ammira e sente
     8L’ardor ch’io soffro, che da Voi si parte.
Ben stran mi par ch’io duri tant’in vita,
     Quand’i’ penso la terra, l’aria, e ’l mare,
     11Che vuol il ciel da Voi che mi divida.
Chi dunque sì lontan mi porge aìta,
     Chi vivo in tante morti mi fa stare?
     14Voi, Donna, Voi che qui mi siete guida.


V. 1. Il sacro, consueto epiteto dato già dai poeti latini al Tevere che parte, divide in due parti la città.

V. 6. L’eterna, l’anima.

V. 14. Guida, mi siete anche da lungi.


LXXVIII.

Va oltre Roma, scontento di allontanarsi sempre più dalla Mencia.


Rupi arenose, grotte alpestri e oscure,
     Annose quercie, cerri duri e vivi,
     Ove convien che lagrimando arrivi,