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126 Matteo Bandello

LXXII.

In viaggio per impervii cammini, insidiato da fiere, l’animo suo mai non è distratto dalla visione della Mencia lontana. Sonetto descrittivo d’una certa efficacia pittoresca.


Aspere rupi, incolti sassi e aperte
     Dal terremoto e profondate grotte
     D’orror, di fredda tema, e d’atra notte
     4Piene, e caverne inospiti e deserte;
Strade mai sempre perigliose ed erte,
     D’alte roine attraversate e rotte,
     Acque schiumanti con furor condotte
     8Per valli ognor di nuvole coperte;
Di famelici lupi, e crude fiere,
     D’orsi, di serpi e di mill’altre belve
     11Covi, spelonche, buconi, antri e tane,
E voi sì spaventose e oscure selve,
     Com’è che mi facciate qui vedere
     14Chi m’arde e fa le mie speranze vane?


V. 1. Sassi, luoghi sassosi e perciò incolti.

V. 3. Fredda tema, timor panico; atra notte, grotte profonde e oscure.

V. 11. Ogni sorta, adunque, di covi dove trovano ricetto gli animali selvatici.

Enumerazioni consimili spesseggiano nel Petrarca, cfr. Canz.: «Orsi, lupi, leoni, aquile e serpi» (LIII, v. 70); «Selve, sassi, campagne, fiumi e poggi» (CXLII, v. 25); «Fior’, frondi, erbe, ombre, antri, onde, aure soavi» (CCCIII, v. 5); «Monti, valli, paludi e mari e fiumi» (CCCLX, v. 50).

V. 12. Com’è, come mai avviene che mi ridestate pur voi l’imagine della Mencia?