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Introduzione 11

come già i sassi e l’onde da Orfeo — dalla Musa, è compresa anche la Schirmia, o Scrivia, che bagna la piccola terra di Castelnuovo, natia al Bandello1 ed è fiumiciattolo «non ancora famoso», che se ne sta alquanto in disparte dagli altri già celeberrimi. Da ciò il poeta trae motivo per rinsaldare il suo proponimento:

Ma s’anzi tempo morte non mi preme,
     I’ condurrò le Muse a la sua riva,
     E forse li darò sì certa speme,
     Ch’egli al mio canto eternamente viva,
     Che con un salce mi farà poeta,
     Ch’assai toccar mi basta questa mèta.

(c. I, str. 53).

E prega Madonna di aggradire quanto egli viene dicendo in rima, poichè, per virtù di lei, spera di essere assunto tra l’eletta schiera dei vati (Ivi, str. 54):

Da lei vedrò Poeta coronarmi.

Ed eccolo all’opera.

Sonetti in gran numero, canzoni in certa quantità, non pochi madrigali e ballate, e sestine, e, in lunghe teorie, stanze, capitoli gli sgorgano dalla penna, con facile, se non sempre limpida, vena. Sono rime spicciolate e rime in serie continue di canti in terzine, in ottave, che fanno corpo a sè fino ad assumere fisonomia di minuscoli poemi per sè stanti, o che si adagiano nella forma della traduzione classicheggiante. È maestro di stile il Petrarca; lo inspira, sentito o mentito, il piccolo dio pagano d’ogni umanista, il


  1. Vi nacque nel 1485; morì in Francia, a Bassens, nel 1561; cfr. Picco, La date ecc. cit.