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Il Canzoniere | 111 |
V. 3. Ben, reca l’edizione Costa per evidente errore di stampa. Segnaliamo questo per esempio. Altre parecchie mende tipografiche di quell’edizione qui vengono corrette, senza che metta conto di farne specifica menzione.
V. 5. Lepre timidetta, già trovata in son. XXXIII, v. 1. Segue un’enumerazione donde si ricava che come ogni animale è dotato di certe qualità sue proprie — significate con aggettivo appropriato — così Delio ha da natura quella di servir la sua pastora.
V. 8. Leonza, leonessa o pantera, spietata come la lonza dantesca.
V. 13. Chiero, lat. quaerere, chiedere, implorare; arcaismo assai usato dai poeti delle origini e che il Bandello del resto ritrova nel suo Petrarca; cfr. Canz., LIII, v. 106.
LVIII.
Amore parla a Delio, consigliandolo ad ornare di fiori la Mencia; e a questa suggerendole di ripagare Delio di viole.
Questi bei fior e pallide viole
Prendi tu, Delio, e piglia Mencia cara,
Di cui le voglie l’aspra morte amara
4Sol dividrà, che ’l tutto partir suole.
I colti fior all’apparir del Sole,
Allor che l’aria si fa calda e chiara,
Delio, mettrai nel sen dell’alma, e rara
8Tua bella Mencia, che sì t’ama e cole.
E tu poi, Mencia, le viole poni
In petto a Delio, che te sola onora,
11E Mencia, Mencia sempre cerca e chiama.
Così si veggia più fervente ognora
Il vostro fuoco, e ’l ciel ancor vi doni
14Che di voi viva eterna, e chiara fama.
V. 1. Pallide viole, cfr. Virg., Egl., II, 47: «pallentes violas»; e Petrarca, Canz., CLXII, 6.