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98 Matteo Bandello

     8Che sì m’incende e punto non mi duole.
Veggio quell’aria del bel viso santo,
     Con la tenera età, con quella grazia,
     11Che la dolce memoria ognor rinfresca:
Ma non vi scorgo mai da nessun canto
     Al mio languir pietà, perchè mi strazia
     14Ognor più questa, quanto più m’invesca.


V. 1. Viole, allusione al nome di colei che come le mammole fu fresca e di soave odore. Parimenti in Canti XI al Canto I: «... verdi erbe e mammole viole» e gli pare «... veder il viso schietto | Onde [ti] fur sì dolci e amari i guai | Che da’ primi anni a l’ombra e al chiaro sole | Soffri[sti] in ripa a l’Arno tra viole».

V. 3. Il bel colore cangiò la Viola, impallidîì e si spense sul fior degli anni. Al Canto VI dei Canti XI ricorda il tempo in cui «... trista ombra le Viole oppresse | Che fra le stelle il ciel di porre elesse».

V. 9. Veggio nell’aspetto della Mencia il profilo della giovinetta Viola.


XLIV.

Parla direttamente alla Mencia, che non si cura affatto di lui. Ormai il poeta non le domanda che la grazia di morir di passione al suo cospetto.


Torcete pur il viso, e gli occhi ancora
     Volgete altrove, acciò non miri mai
     Ver me girarsi que’ soavi rai,
     4Sì che di doglia lagrimando i’ mora.
Fuggite com’il vento irata ognora,
     E più crudel ch’un’aspra tigre assai,
     Prendete a gioia i miei tormenti, e guai,
     8E sia di vostra grazia in tutto fora.
Se ’n mezzo ’l cor l’immagin vostra porto,