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Il Canzoniere 97

     4La sua colomba, e di desir sen more.
Ed io la notte e ’l dì, da tutte l’ore
     Cerco la Donna mia, e sì m’infuoco
     Non la trovando, e di chiamarla roco
     8Vengo, che quasi mi si svelle il core.
Ei se l’amata sua ritrova, tanti
     Baci soavi dàlle, e sì s’avviva.
     11Che poi va gonfio di soverchia gioia.
Ma s’io mi trovo alla mia Donna avanti,
     Tremando, e ardendo stommi, ed ella schiva
     14Si volge altrove, e vuol alfin che muoia.


V. 11 Gonfio, pettoruto, turgide le penne, epiteto espressivo d’un particolare colto dal vero.

V. 14. Si volge altrove, è schiva dunque, e riluttante tanto che par voglia lasciarlo languire, anzi morire d’amore.


XLIII.

La vista della Mencia richiama alla sua memoria il viso santo di una fanciulla da lui vagheggiata — la Viola — morta giovinetta. I critici concordano nel vedere in costei Violante Borromea fiorentina, che il Bandello conobbe nell’estate del 1505 e alla quale dedicò una novella (I-18) in tale anno, chiamandola «vergine onesta e magnanima». Ella si spense nell’estate successiva (1506) prima dell’agosto. Idillio, adunque, di breve durata.


Di quelle prime mammole viole,
     Che fur sì fresche e di soave odore,
     Ma sì tosto cangiaro il bel colore
     4Al tramontar del lor nativo sole,
Questa che fa di me quant’ella vole,
     L’immagin m’appresenta in mezzo al core,
     E fuoco accresce al mio fervente ardore,