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20 parte prima

di passeggiare in carro; ed ecco in sul cammino scorge un uomo, ancora giovane, ma sofferente per molti mali: la febbre ne divorava il corpo macilento e coperto di piaghe sì ributtanti, che i suoi lo avevano abbandonato senza soccorso. Non minor dolore produsse al cuore del giovanetto la vista di quell’infelice, e ritornò di nuovo alla città tutto malinconioso, pensando come sia fragile cosa la gioventù, che i morbi fanno sparire al par degli anni: «Qual uomo saggio, si disse egli, potrà, dopo quel ch’io vidi, godere con animo sereno le gioie e i piaceri di questo mondo, se da ogni lato il male c’incalza, e ci attende il dolore?» Ma nuova cagione di tristezza doveva presentarsi al giovane Siddhârtha; imperciocchè, in un’altra delle sue passeggiate campestri, vide il cadavere di un uomo, disteso in una bara; e intorno a quella molti parenti ed amici, che si lamentavano con alte grida, e si battevano il petto, e si lordavano la testa di polvere. Allora corsegli alla mente il pensiero che ogni uomo nasce alla morte; e considerando quanto sia breve l’umana esistenza, che scorre in desiderare un bene e una felicità non mai conseguita, e in continua lotta colle miserie ognor rinascenti; maledisse la gioventù, cui la vecchiezza in breve distrugge; la salute, alla quale fa guerra infinito genere di morbi; la vita, che mena solo alla morte per la via della sventura.1

Diè volta al cocchio in cui sedeva, e ritornossene alla reggia. Ma le ricchezze della sua casa, la possanza della sua corte, la bellezza delle sue donne non bastavano più oramai a sollevare l’animo contristato e dolente. «Quanto è grande nel mondo la umana infelicità!» andava tra sè pensando: «I morbi e la vecchiezza tol-


  1. Lalitavistara, p. 138. — B. p. 49-51. — H. p. 153-155.