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introduzione III

stolo S. Tommaso in una centoventottesima incarnazione di Çâkyamuni;1 chi ha parlato di un culto de’ maiali in vigore nella Cina, traendone la naturale conseguenza del basso stato morale, in cui cadono i popoli, che non hanno la vera fede, e così via via.2 Di siffatte amenità, che ho colte così a caso, s’infioravano, di preferenza, le pagine che trattano delle mitologie e religioni dell’Oriente. — Giustamente si esprime a questo proposito Max Müller. «Nessun giudice,» egli dice, «avesse pur anche dinanzi a sè il pessimo dei delinquenti, certo lo tratterebbe come non pochi storici hanno trattato le religioni del mondo. Ciascun atto della vita dei fondatori di queste viene con dispetto afferrato, e si giudica senza misericordia; ciascuna dottrina la s’interpreta nel senso peggiore che immaginar si possa; ciascun atto di adorazione che differisca dal nostro proprio modo di servire Iddio, è messo in ridicolo e dispregiato.... D’onde nacque un malinteso grandissimo intorno alla vera indole, e all’intendimento delle religioni dell’umano genere».3 — Eppure se


  1. Georgi. Alphabetum tibetanum.
  2. Qualche anno fa, la Fortnightly Review (Feb., 1870, p. 215) ripetè questo strano errore; facendo intorno al preteso culto, che essa teneva per vero, alcune dotte pagine di considerazioni.
  3. Max Müller, Introduction to the Science of Religion, London 1873, p. 221. — Traduzione Nerucci, p. 134.