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parte prima 5

Nello studiare le dottrine di Çâkyamuni e lo svolgimento di esse, forse ci verrà fatto di domandare a noi stessi: il Buddhismo è egli religione o filosofia? Se consideriamo il Buddhismo quale è oggi nei paesi ove domina; se guardiamo ai suoi templi, ai suoi conventi, ai suoi altari, ai suoi idoli, ai suoi preti; se gettiamo gli occhi al culto delle turbe superstiziose ed ignoranti, ella è certo una religione. Ma sebbene attraverso i dogmi, le cerimonie e le assurde credenze del presente sistema buddhico, si possano scorgere ancora, più o meno corrotte, le dottrine fondamentali della primitiva e originale concezione del Buddha; pur non di meno chiaro apparisce che il Buddhismo, quale oggi si professa da quasi quattrocento milioni di uomini, è ben lungi dall’esser quello che uscì dalla mente di Çâkyamuni.

Per conoscere il Buddhismo indipendentemente da tutte quelle dottrine che gli sono estranee, è necessario studiarlo non quale ora è, ma quale i primitivi discepoli, e seguaci di Çâkyamuni ce lo hanno lasciato nei monumenti scritti; avendo cura però di distinguere, con giudiziosa critica, in quel vastissimo corpo di scritture che forma la letteratura buddhica, ciò che realmente appartiene al maestro, ciò che non è un portato della sua scuola, e ciò che è frutto della corruzione, a cui andarono soggetti i primitivi insegnamenti.1 Quando esa-


  1. Non posso entrare nella questione delle origini, poichè confondendosi essa necessariamente coll’esame del valore delle leggende riguardanti la persona del Buddha, tale esame ci porterebbe assai lungi dai limiti che ci siamo imposti. Le origini del Buddhismo sono state oggetto di speculazioni arrischiatissime; e si è preteso vedere, affine di spiegare certe tradizioni e certi simboli buddhici, l’effetto dell’influenza degli aborigeni, quella di popolazioni turaniche, o di popolazioni scite, e molte altre cose più proble-