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introduzione lvii

in Cina1 un passo tolto da una delle più antiche scritture buddiche, ripetuto in Cinese, Manciurico e Tibetano, il quale si può tradurre così: una delle cose più difficili a questo mondo è quella di convertire gli uomini per la loro salvazione.2

Fra i popoli, dove le dottrine di Çâkyamuni predominano o formano il solo culto, non si nota, questa indifferenza religiosa, che distingue da ogni altro il popolo cinese. La religione, fra le nazioni buddhiche, è tenuta in onore; e non lasciata al volgo, come nella Cina. I libri sacri e la vastissima letteratura, a cui dettero origine, sono l’occupazione gradita de’ dotti; come i libri classici di Confucio sono pei letterati dell’Impero celeste. Come la pensino in fatto di religione gli odierni buddhisti, parlo, ben inteso, della parte colta della società buddhica, che il volgo de’ credenti è sempre lo stesso dappertutto, non sarà difficile conoscerlo per bocca di un dotto siamese. — Il Siam, com’è noto, appartiene alla scuola buddhica che conserva più pura la dot-


  1. Le Christianisme en Chine, en Tartarie, et au Thibet, Paris 1857.
  2. Questa scrittura è conosciuta col nome di Sûtra dai ventiquattro capitoli, ed è fra i primi libri buddhici penetrati in Cina. Il passo citato di sopra si trova nel paragrafo ii, dove si parla delle venti maggiori difficoltà che s’incontrano nel mondo.