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parte seconda 541

della terra nativa»; mentre Uji gami è veramente un supposto comune antenato d’una gente, che ha lo stesso casato. Spesse volte l’Uji gami rappresenta l’antenato di più famiglie; le quali si son accordate di onorare come tale un medesimo personaggio, che è diventato così il Dio del villaggio, della borgata, o anche d’un intero comune.

«Tutti gli Uji gami sono sottoposti a Phokumi nushi, il quale è lor capo; ed eglino, conforme a’ voleri di lui, ministrano gli affari degli uomini innanzi che nascano, in vita e dopo morte.

«Appresso gli Uji gami, vengono i Kami dana, «Cappelle consacrate a’ Penati». Ogni giapponese, eccetto i buddhisti più ferventi specialmente delle sètte Niciren e Ikkô, hanno nelle lor case un simile sacrario. Esso contiene alquante tabelle coperte di carta, chiamate oharahi e ofuda, su cui sono stampati i titoli e nomi degli Dei di Ise, e degli altri, nei quali il padron di casa ha posta singolar fede. Dinanzi alle tabelle, in certi tempi, come il primo giorno dell’anno, il due, il quindici, e il ventotto d’ogni mese, si offre il sake (specie di liquore fermentato, che in tal congiuntura è detto mike), riso e fronzuti rami di Sakaki (Cleyera yaponica). Un lume sta acceso tutto il giorno nel Kami dana. Alcuna volta, fra gli Dei dell’altare domestico, si nota il nome di Sohodono kami, altrimenti detto Kuyebiko, che è lo «Dio spauracchio»: il quale spesso si vede anche drizzato nei campi, per tener lontani gli uccelli, o altri animali che fan danno alle messi.

«— La preghiera che si porge al Kamidana, o domestico altare, è la seguente:

«Pieno di reverenza ti adoro, grande Iddio de’ due templi di Ise; e adoro voi tutti, centinaia di migliaia