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lvi introduzione

un letterato, che io cercava di condurre al Cristianesimo; andiamo adagio, non è necessario affannarsi; io credo che non sia bene che l’uomo si lasci andare a preoccupazioni eccessive. La religione cristiana è senza dubbio bella e nobile; la sua dottrina spiega con evidenza quel che importa all’uomo di sapere; ma che bisogno c’è, per questo, d’accrescere le seccature di questa vita? Lo vedete, abbiamo un corpo, che richiede tante e tante cure: bisogna nutrirlo, vestirlo, metterlo al coperto dall’intemperie — questo corpo che vediamo, che tocchiamo, e che ad ogni istante ha bisogno di qualcosa. E perchè dobbiamo noi pigliarci pensiero d’un’anima che non vediamo, perchè dobbiamo occuparci di due vite alla volta? Quando un viaggiatore traversa un fiume, non deve avere due barche e mettere un piede su ciascuna; rischierebbe d’affogare. Uniformiamo la nostra vita alle regole della morale e dell’equità; siamo onesti, e aspettiamo con serena tranquillità l’avvenire. — Mi fu impossibile di tirar fuori altre parole dalla bocca del nostro letterato: eccellente uomo, del resto, ma in sommo grado cinese».1 Di modo che lo stesso abate Huc mette come epigrafe a’ suoi due volumi sul Cristianesimo


  1. Bourboulon, Voyage en Chine et en Mongolie, p. 143-144.