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parte seconda | 519 |
espressione si vuol dire, che sono esseri, che di molto differiscono dagli umani. Ma oltre a cotali personaggi, si chiamano Kami ancora molti fenomeni e cose naturali, come per esempio il tuono, qualificandolo Naru kami, romoreggiante Dio; diconsi Kami il drago, i folletti (Tengu), le volpi o altri esseri, a cui venne attribuita potenza straordinaria. Ne’ più antichi libri di mitologia si trova l’epiteto di kami tributato anche all’orso; e poi anche a certe piante, e certe foglie di alberi: i frutti del pesco vi sono chiamati Ohokamudzuno kami.1 Kami è insomma l’appellativo con cui s’indica tutto ciò che si stima misterioso e imperscrutabile, allo stesso modo che viene usata la voce cinese Shén; quando esso è applicato a quelli enti soprumani, che esistevano durante la vita cosmogonica e teogonica del mondo nipponico, nulla ci vieta di designar coloro col nome d’Iddii; e così pure qualificare la loro numerosa figliuolanza.
Tutto quello che accade quaggiù, sì di bene e sì di male, è opera di questi Iddii; e l’azione dell’uomo sul procedere de’ mondani eventi è di pochissimo valore. Gli Dei hanno deposto nel cuore degli uomini l’idea del bene, e il concetto di quel che è lecito farsi; e il conformarvisi è ad essi cosa tanto naturale, quanto il soddisfare ad ogn’altro loro bisogno. Gli Dei guidano le stagioni, la pioggia, il vento, l’andazzo de’ tempi, la buona e la cattiva fortuna degli uomini. Tutto quello che c’è di male nel mondo è pur’esso conferito agli Iddii; ma sono essi una qualità d’Iddii malefici, chiamati Magatsubuno kami, la cui potenza è grande quanto quella de’ buoni, i quali si trovano spesso incapaci a contenerli; di maniera che
- ↑ O anche Ohokamudzuno mikoto; in quanto che Mikoto è un epiteto, che equivale a Kami.