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504 parte seconda

virtù, che tutti, secondo il loro stato, sono in obbligo di osservare, l’uomo per essere chiamato veramente buono e virtuoso ha da mettere in pratica ventitrè precetti e comandamenti, i quali formano la prima parte del Kan-yin-phien. La perfetta osservanza di questi ci rende degni, dice il testo, del rispetto e della stima di tutti gli uomini e della sollecita protezione del Cielo. Inoltre, un cosiffatto uomo godrà sempre d’ogni sorta di felicità, gli spiriti malefici staranno lontani da lui, mentre gli Dei saranno sempre pronti a soccorrerlo; per la qual cosa, in tutto quel ch’egli imprenderà a fare, non mancherà di riuscir perfettamente. Ma c’è anche di più: per la pratica delle sopraddette buone azioni potrà giungere a diventare uno spirito immortale (Sien-shén);1 inquantochè, un celebre Taose, venerato tra gli Iddii, chiamato Tung-hsieng-sse-ming, dice: «Se un uomo dotato di perfetta rettitudine e somma pietà verrà oggi a morte, risusciterà domani fra gli eterni».2 Ora, per diventare uno spirito ingmortale del Cielo (Thien-sien), di quelli che s’innalzano e volan per l’aere, ci vogliono tremila opere buone; per diventare uno spirito immortale in Terra, ce ne vogliono trecento. Se un uomo fa un’opera buona, tutti gl’immortali gliene tengono un gran conto; se ne fa dieci, gl’Iddii gli accrescono la vita di cento giorni; se ne fa cento, il Dio Tung-hoa ne scrive il nome in su i registri celesti. Se ne fa poi mille, la felicità, di cui egli godrà in vita, si estenderà anche alla sua famiglia fino alla settima generazione; e se ne fa dieci mila, in pieno giorno potrà volare al Cielo.

Arreco qui sotto i ventitré precetti che deve praticare l’uomo che vuol dirsi virtuoso. Ad alcuni di questi, come a quelli che verranno in appresso, ho aggiunta in nota al-


  1. Vedi pag. 456.
  2. Julien, pag, 115-130.