erano assai conventi buddici. Stretta egli amicizia con uno di quei monaci, uomo molto dotto e pio, insieme con esso discuteva sovente di filosofia; e in siffatte discussioni il monaco esponendo gl’insegnamenti di Câkyamuni, e Su-Cêh paragonandoli con quegli dei filosofi Cinesi, gli pareva di trovarvi grande rassomiglianza. Allora si mise a commentare il libro di Lao-tse; e a mano a mano ch’egli andava avanzando nell’opera, leggeva quel che aveva scritto, al monaco buddhista; il quale a sua volta s’accòrse di tanta analogia tra la dottrina del Tao e quella di Câkya, che ne faceva le meraviglie. «Ritornato dipoi alla capitale, così narra lo stesso Su-Cêh, per vent’anni continui mi adoprai a correggere e ampliare il commentario; e non accadde che io trovassi un passo del mio testo, il quale non rispondesse del tutto ad altro passo delle scritture buddhiche. Ma tra gli uomini del mio tempo non c’era nessuno, col quale potessi io disputare intorno a così alto soggetto».1
- ↑ S. Julien: Le livre de la voie et de la vertu, p. xliii. Su-Cêh dà queste notizie intorno a sè stesso e al suo commento, nella prefazione al medesimo.
L’edizione commentata da Su-cêh, dalla quale il Julien ha tolte le dette notizie, porta il titolo di Tao-tê-king-kiai «Cette édition, dice il dotto sinologo francese, a été publié en 1089 par Sou-tche ou Sou-tong-po appelé plus souvent Sou-tseu-yeou, qui a été l’un des écrivains les plus célèbres de la dynastie du Song». Si avverta che Sou-tong-po (Su-Tung-pho, secondo la nostra trascrizione) è il nome del fratello maggiore di Sou-tseu-yeou (Su-Tse-yu); e i due nomi non sono epiteti dati ad una stessa persona. I due fratelli erano entrambi valenti poeti e letterati; nativi di Mei-ceu in provincia di Sse-chuan. Il maggiore chiamavasi di nome She, di cognome Tse-cên (e con siffatto cognome lo cita anche il Julien), e di soprannome Tung-pho; il minore, che è l’autore del commento a Lao-tse, si chiamava di nome Cêh, di cognome Tse-yu, e di soprannome Ying-pin: Su è il casato.